1921, San Quirico. Poco meno di 40 anni, 4 figli avuti dalla moglie Anna Salani. Colono e barrocciaio era un “ardito del popolo” di idee anarchiche. Partecipava a riunioni tenutesi sull’argine dell’Arno, tra Fibbiana e Tinaia. I fascisti stavano prendendo il sopravvento a Empoli e Montelupo come nel resto d’Italia e in queste riunioni si cercava di organizzare un opposizione. Viene aggredito da una banda di fascisti che lo feriscono mortalmente con una revolverata nel basso ventre. Trasportato all’ospedale di Empoli non abbiamo riscontro di cure prestate.
In estrema sintesi questo era Virgilio Rovai: un uomo del popolo che tentava di opporsi al regime.
Basterebbe ciò perché una Casa del Popolo se ne interessi nei 100 anni dalla morte. In più ci troviamo appunto in via Virgilio Rovai. Gli è stata dedicata dopo la liberazione e dopo che era stata denominata via Italo Gambacciani (per l’appunto tra i fascisti responsabili dell’uccisione).
Il 25 settembre 2021 abbiamo avuto l’opportunità di ricordare i fatti con il nipote Virgilio Rovai. Il padre, Ateo Rovai, aveva voluto chiamarlo così in memoria del nonno. Per chi non lo sapesse ricordiamo anche che Ateo fu tra i deportati di Montelupo miracolosamente sfuggito alla morte nel campo di sterminio di Mauthausen.
Dall’iniziativa, svoltasi di fronte alla Casa del Popolo in collaborazione con la locale sezione ANPI, riproponiamo la registrazione di due interventi. In uno Andrea Bellucci contestualizza il periodo storico di riferimento con attenzione alle peculiarità locali. Nell’altro Virgilio Rovai traccia un profilo del nonno attraverso i racconti familiari. A lui la nostra riconoscenza. A noi e alle istituzioni il compito di coltivare il terreno in cui affondano le nostre radici.